Classificazione funzionale dei neuroni

In base alla funzione e alla direzione di propagazione dell’impulso nervoso è possibile suddividere i neuroni in tre tipi:

  1. Neuroni sensitivi o afferenti: partecipano all’acquisizione di stimoli, trasportando le informazioni dagli organi sensoriali al sistema nervoso centrale. Le fibre composte da assoni di questo tipo di neuroni sono chiamate afferenti. Essi sono rappresentati dalle cellule gangliari (derivate dalle creste neurali) e dalle cellule sensitive primarie olfattive e visive (derivate rispettivamente dai placoidi olfattivo e ottico).
  2. Interneuroni o neuroni intercalari (neurone con ingresso un neurone e uscita un neurone): all’interno del sistema centrale, integrano i dati forniti dai neuroni sensoriali e li trasmettono ai neuroni motori.
  3. Neuroni motori o efferenti (detti anche motoneuroni): emanano impulsi di tipo motorio agli organi della periferia corporea. In ambito neuroanatomico si tende a distinguerli in somatomotori (o motoneuroni propriamente detti), i cui assoni formano fibre chiamate efferenti, e visceroeffettori. I primi innervano la muscolatura striata volontaria dell’organismo, tra essi esiste una ulteriore sottoclassificazione in motoneuroni α (alfa), ossia responsabili dell’effettiva contrazione delle fibre muscolari striate, e motoneuroni γ (gamma), che innervano organi sensoriali propriocettivi detti fusi neuromuscolari intercalati nella compagine muscolare. I secondi (visceroeffettori) danno origine a fibre dette visceroeffettrici, ma meglio definibili come pregangliari, poiché fanno sempre capo a un secondo neurone localizzato in un ganglio simpatico o parasimpatico, da cui origina la fibra postgangliare. Tali neuroni agiscono nell’ambito delle risposte involontarie o viscerali a determinati stimoli (es. costrizione della muscolatura liscia, secrezione ghiandolare).

 

Riflesso condizionato

Il riflesso condizionato è la risposta che il soggetto dà alla presentazione di uno stimolo condizionante.

Il concetto venne introdotto dallo scienziato russo Ivan Pavlov agli inizi del Novecento nell’ambito degli studi sul comportamento.

Il riflesso condizionato è una reazione prodotta nell’animale in cattività da un elemento esterno, che l’animale si abitua ad associare ad un preciso stimolo (presentato subito dopo durante la fase di condizionamento; subito prima una volta effettuato il condizionamento). Il primo agente diventa perciò lo stimolo chiave, ciò che attiva il riflesso condizionato.


 

Esperimento di Pavlov

L’esperimento classico di Pavlov si propone la dimostrazione del riflesso condizionato, cioè con uno stimolo naturale si è in grado di provocare il verificarsi di un determinato evento (risposta). Gli organismi (animali ed umani) imparano ad associare uno stimolo con un altro. Centrali per il condizionamento classico sono i riflessi, ovvero risposte non apprese e non controllabili, come la salivazione, la contrazione pupillare, la chiusura degli occhi.

Associando per un certo numero di volte la presentazione di carne ad un cane con un suono di campanello, alla fine il solo suono del campanello determinerà la salivazione nel cane. La salivazione è perciò indotta nel cane da un riflesso condizionato provocato artificialmente.

Pavlov approntò la fase di condizionamento: dava da mangiare al cane ogni qualvolta si presentava il suono del campanello.

Dopo varie ripetizioni, lo stimolo del campanello si trasformava in stimolo condizionato capace di produrre da solo una risposta, questa volta condizionata, di salivazione.

Lo stimolo incondizionato è qualsiasi stimolo che naturalmente evoca un comportamento riflesso, ad esempio la salivazione in seguito alla vista/odore del cibo; risposta incondizionata è il comportamento riflesso, come ad esempio la salivazione, evocato da uno stimolo incondizionato; stimolo neutro è uno stimolo che non ha alcun significato per l’organismo (campanello). Quando è associato a uno stimolo incondizionato, lo stimolo neutro può diventare uno stimolo condizionato.


 

Propriocezione

La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. La propriocezione assume un’importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento.

 

Recettori sensoriali

I recettori sensoriali si classificano in base alla provenienza dello stimolo:

  • Telecettori: sensibili a stimoli provenienti da lontano.
  • Esterocettori: sensibili a stimoli provenienti da fonti esterne vicine al corpo.
  • Interocettori: sensibili a fenomeni provenienti dall’interno dell’organismo.
  • Propriocettori: sensibili a stimoli provenienti dalle articolazioni, dai muscoli e dai tendini. Servono a sentire dove si trova il nostro corpo nello spazio.

Si possono classificare anche in base al tipo di stimolo a cui sono sensibili:

  • Chemiorecettori: ricevono stimoli chimici come, ad esempio, il gusto e l’olfatto.
  • Meccanocettori: ricevono stimoli come pressione, tocco e dolore. Il tatto e l’udito fanno parte di questa classe.
  • Termorecettori: ricevono stimoli termici.
  • Fotorecettori: capaci di captare l’energia luminosa come, ad esempio, la vista.
  • stato-acustici: percepiscono lo stato di equilibrio del corpo,stabiliscono l’orientamento del corpo nello spazio e percepiscono i suoni.
  • Elettrorecettori: percepiscono intensità e variazioni del campo elettrico

Infine sono classificabili anche in base al loro adattamento sensoriale, cioè alla possibilità di far diminuire la frequenza di uno stimolo prolungato nel tempo.

  • Fasici o Dinamici: Si adattano facilmente. Ad esempio l’olfatto.
  • Tonici o Statici: Si adattano poco o per niente. Per esempio i termocettori.


 

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